Preghiera e Liturgia

22 Domenica del Tempo Ordinario 2023

22DomTOAnnoA2023Per Lui e insieme a Lui.

Domenica scorsa eravamo al Nord, nella città di Cesarea di Filippi. Ai suoi discepoli Gesù aveva messo in chiaro la sua identità: «Chi sono io per voi?» e anche la sua origine. Da dove viene Gesù? E Pietro riconosce che Gesù è il Figlio di Dio. Gesù oggi torna indietro per ridiscendere a Gerusalemme dove lo aspetta il sacrificio della croce.  È il momento in cui si mette in cammino verso la morte. La croce è il mistero fondamentale della fede cristiana, ma nello stesso tempo è anche la ragione di crisi di ogni cristiano. «Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua».

Ma gli Apostoli faticano a seguire questa strada di Gesù. La fede non è totale se non accetta di seguire Gesù «dove va» cioè a Dio, ma attraverso la Pasqua. Pietro rifiuta la prospettiva del «dove va» e la rifiuterà fino alla fine, fino alla risurrezione. Qui non è più il Padre che parla in lui, ma Simone, il figlio di Giovanni, e si comporta come un tentatore, una tentazione che ha avuto anche Gesù nell’orto degli ulivi: «Questo calice si allontani da me».
 
Gesù vuole portare i suoi discepoli a Gerusalemme verso la croce… ma quel giorno «fuggirono tutti», perché dinanzi alla croce è difficile resistere.
«Chi prende la sua Croce ogni giorno e mi segue…». Siamo tentati di passare veloci su questa frase perché non ci piace, siamo come Pietro e prendiamo come modello il mondo presente. Sfuggiamo di entrare nella sapienza di Cristo. L’obiettivo è salvare la vita. Quale è la strada? Prendere la croce significa accettare la vita com’è, perché la vita è una strada in salita e piena di croci… e il cristiano è colui che accetta la vita anche come croce. Per Lui e insieme a Lui.

«Portare la Croce»: non si tratta di una Croce in più che Cristo ci impone, si tratta della croce che viene dal fatto che non si può amare senza perdere qualcosa. Amare e vivere è la stessa cosa e amare ci fa passare attraverso la croce talvolta anche attraverso il dolore e la morte.

«Perdere la vita a causa mia». Questo testo ci parla della crisi evangelica da cui sono colpiti i discepoli di Cristo sempre. Ma in questo «a causa mia» si può leggere il primato dell’amore. Non si perde la vita per il gusto del sacrificio o per il piacere di annientarsi. Si perde la vita «per», «a causa di…». Per Cristo e per ciò che Egli rap-presenta. È dunque per Qualcuno. Le rinunce sono motivate per il bene di qualcuno, per il gusto di far esistere o semplicemente per la vita. In fondo si lascia il fragile, il precario, il mortale per accedere alla vita eterna, alla vita che non ha fine. Questo è salvare la propria vita, perdendola a causa di Cristo.

La croce è davvero la prova, la cartina di tornasole dello spessore della nostra fede.
Andiamo alla Santa Messa ogni domenica proprio per ricevere la forza per portare la nostra croce e così unire la nostra croce alla croce di Cristo.
Per Lui e insieme a Lui.

Sia lodato Gesù Cristo.

Colloquio Spirituale.
Signore Gesù,
non posso meravigliarmi
di quello che è accaduto a Pietro.
Io, proprio come lui,
faccio fatica ad accettare la croce,
il passaggio inevitabile
attraverso la sofferenza e la morte,
per giungere alla risurrezione.
Io, proprio come lui, preso dall’entusiasmo,
decido di mettermi davanti a Te,
pretendo di insegnarti la strada,
mentre, invece, divento un ostacolo, un inciampo...
Signore Gesù, non è bello sentirsi chiamare “satana”
dopo che si è data la risposta giusta,
dopo che si è stati investiti
di una responsabilità importante.
Ma è così che tu riconduci me e Pietro alla realtà.
È così che tu richiami ogni discepolo
alla sua scelta fondamentale:
mettersi dietro a Te, seguire i tuoi passi,
accettare di compiere lo stesso percorso
che conduce a Gerusalemme,
prima al Calvario
e poi alla gloria della Risurrezione.

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