4 di Avvento 20 Dicembre 2015

4Avvento2013bis

Siamo ormai alle soglie del Natale. È un giorno di grazia questa domenica perché ci apre al Natale e ci ripete di affrettare i passi del nostro cuore. Una luce sta per venire e tutti potranno vederla. Sta davanti a noi la Madre di Gesù. Maria è l'esempio di come il credente attende il Signore, di come si può vivere il Natale.

Per Lei era un Natale vero, ossia la nascita di un bambino che le stava cambiando tutta la vita e tutte le decisioni che aveva già preso. Maria viene ad annunciare questo Natale; viene ad annunciarlo in mezzo a noi con lo stesso amore con cui andò ad annunciarlo all'anziana cugina Elisabetta. Non parte più da Nazareth, ma parte dal cielo e scende giù accanto ad ognuno di noi. Sì, attraversa i cieli per starci vicino. Ma le resta da fare ancora un altro pezzo di strada, che è forse più arduo e più difficile di quello di traversare i cieli. È quel tratto di cammino che lei deve compiere per raggiungere e toccare il nostro cuore. Le lasceremo superare le montagne che si ergono dentro di noi? Le permetteremo di oltrepassare le voragini che abbiamo scavato nel nostro animo? Le lasceremo aprirsi un varco nel nostro cuore? E riusciremo a sentire il suo saluto? Riusciremo ad ascoltare il Vangelo che ci viene annunciato? Beati noi se, visitati da Maria, ascoltiamo il suo saluto. Accadrà a noi quello che accadde quel giorno ad Elisabetta.

La giovane donna di Nazareth si mette in viaggio, un lungo viaggio stando alla collocazione tradizionale che viene fatta della città di Elisabetta, ad Ain Karim, a circa 150 km da Nazareth.
Nel Vangelo letto il giorno dell'Immacolata, Luca ci ha raccontato dell'Angelo che annuncia il concepimento del Messia nel grembo di Maria ad opera dello Spirito di Dio. E come segno che quello che ha detto è vero e realizzabile, ha dato a Maria la gravidanza di Elisabetta. Il fatto che questa anziana parente, da tutti ritenuta irrimediabilmente sterile, sia in attesa di un bambino, è davvero segno che "nulla è impossibile a Dio", nulla può fermare l’azione di Dio che entra nella storia. Maria quindi corre ad Ain-Karim perché in questo incontro la sua fede e la sua vita avranno un momento grande. Il Verbo cresce dentro di lei e crescono forse anche le grandi domande.

Maria sale da Elisabetta: forse lei saprà darle una risposta definitiva, forse lei saprà dirle che sì, è tutto vero. E accade. Elisabetta si asciuga le mani nel grembiule, riconosce Maria e capisce. Maria cerca in Elisabetta un segno di Dio, ed Elisabetta nella visita improvvisa di Maria si sente visitata dal Signore. Basta un saluto per far sentire Elisabetta amata da Dio attraverso la voce di questa sua giovane parente di Nazareth. Lei è davvero "benedetta", benedetta perché "ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore". Questa prima beatitudine che leggiamo nel Vangelo è la ragione della nostra fede, il motivo della nostra gioia, anche se talora può costarci sacrificio.

La pagina di Luca è un vero capolavoro: l'incontro fra le due donne nel Vangelo è tutto un sussulto, un complimento, Giovanni che riconosce il Messia dal grembo e scalcia; Elisabetta, anziana, che vede imprevedibilmente realizzato il suo sogno di maternità fa i complimenti alla piccola Maria. Maria, ancora scossa da quanto le è successo, comincia a ballare e a lodare Dio che salva lei e anche noi. Nelle loro parole avvertiamo la tensione, lo stupore, l'inaudito che si realizza. 
È vero, allora: Dio ha scelto di venire, Dio si rende presente, Dio - il Dio d'Israele - è qui. Non sono solo stanche promesse ascoltate dalla bocca del vecchio rabbino di Nazareth che sospirava, allo Shabbat, seguendo con il dito la pergamena consunta del rotolo di Isaia. È vero, è tutto vero, Dio viene, infine. E le due donne urlano e cantano e danzano e piangono nell'assolato cortile di casa della vecchia Elisabetta. Lo splendido pancione col bimbo che scalcia è la presenza del profeta che indica il Messia. E tutto accade come il più inatteso dei sogni che si realizza, come se la storia e la vita e l'universo danzassero nel vedere queste donne cantare l'assoluta follia di Dio. E questo scatena la gioia, contagia, stupisce... Ecco, questa sì che è una buona notizia: puoi essere felice, anche se hai tanti problemi, puoi realizzare la tua vita, puoi essere ricolmo più di un re perché ascolti la Parola che Dio ti vuole donare. Dio viene per colmare il tuo cuore: questa è una buona notizia. Un Dio che ti ama a tal punto da consegnarsi come un neonato, è una felicità accessibile. La buona notizia è che Dio è vicino è semplice, è qui. Maria e Elisabetta ora lo sanno e cantano, dicono. Raccontano dell'opera di Dio, la leggono scolpita nella storia degli uomini, la rintracciano nelle pieghe della fedeltà di un popolo di salvati - Israele - a cui noi dobbiamo molto. La loro gioia dilaga perché ora vedono chiaro, luminoso, evidente il pensiero di Dio disegnarsi nella loro piccola storia. La gioia è la dimensione essenziale del Natale. La gioia di sentirsi ed essere veramente salvati da Dio.

Siamo veramente nel cuore di Dio!
Poche ore, pochi giorni e celebreremo l'inaudito di Dio.
A noi, in questo tempo che ci è dato, in questa vita, il compito di lasciar nascere Dio nei nostri cuori. Ancora: di lasciarlo nascere non come ero un anno fa, non come stavo tre anni fa. Ora. Oggi. Se avessimo il coraggio di vedere davvero cosa sta per accadere! Vedere che Dio si fa spazio e sceglie di nascere in una piccola stalla, vedere che Dio si schiera dalla nostra parte, davvero, per sempre… perché Lui è il Figlio di Dio, è l’Emmanuele, il Dio con noi.

 

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