SS. Redentore e Chiusura della Porta Santa

DSC 0043Per il sesto anno celebriamo la Festa del SS. Redentore, a cui questo tempio del Cimitero è dedicato. Il Redentore è colui che redime, cioè che salva. L’intento, il motivo di intitolare questa chiesa al SS. Redentore credo abbia il grande significato che Gesù salva ognuno di noi che stiamo camminando in questa vita, ma salva anche i nostri Defunti, che hanno già raggiunto la Casa del Padre.

E questo penso sia molto bello e significativo. Per ognuno di noi, quindi, la festa di oggi è un momento di riflessione del cammino di “redenzione” del nostro essere uomini e del nostro essere cristiani. Le feste che sono legate a questo tempio non sono quasi mai feste “facili”, anzi: la Festa del Preziosissimo Sangue di Gesù e la Commemorazione dei Fedeli Defunti che abbiamo celebrato pochi giorni fa lo testimoniano. E la Festa di oggi è sulla stessa linea… Sono feste che ogni volta ci riportano al cuore dell’amore di Dio, che è anche mistero di sofferenza, feste che sottolineano il legame unico che unisce questo luogo al mistero della Redenzione. E che ci ricordano che la nostra vocazione cristiana è quella di mettere al centro della nostra vita questo mistero d’amore, di lasciarsene impregnare, giorno dopo giorno. Di lasciarsi salvare così come il Signore ha scelto di salvarci. Di continuare ad essere in questo luogo dove vita e terra si incontrano.

DSC 0160Quest’ano abbiamo un altro grande motivo che ci guida nel celebrare questa festa liturgica. Quindici giorni fa abbiamo aperto con solennità la Porta Santa del Giubileo della Misericordia: sono stati giorni di grazia, di gioia e di fede. Tante, anzi tantissime persone hanno varcato quella soglia, hanno pregato, hanno chiesto perdono, hanno baciato i piedi del grande Crocifisso e hanno pregato davanti alla Reliquia del Preziosissimo Sangue di Gesù, hanno celebrato il grande Giubileo che Papa Francesco ha indetto con una intuizione meravigliosa. Aver varcato la Porta Santa è stato segno di voler cambiare la propria vita, era questo il filo conduttore del Giubileo delle origini: “Conterai sette settimane di anni, cioè sette volte sette anni; queste sette settimane di anni faranno un periodo di quarantanove anni. Al decimo giorno del settimo mese, farai echeggiare il suono del corno. Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo. Poiché è un giubileo, esso sarà per voi santo".
Il significato che la Chiesa ha dato al Giubileo sta nella possibilità di rinnovare il proprio rapporto con Dio e il prossimo mediante una vera conversione del cuore. L’Anno Santo è stato un evento che può aver segnato un momento speciale nella storia spirituale di ciascuno. Il Giubileo è stato un risveglio interiore: una riscoperta della propria identità cristiana. Un’occasione per chiedersi: Io sono cristiano? E cosa significa essere cristiano? Me ne rendo conto? Ne do testimonianza?

In questo contesto accogliamo ora un gesto particolare. Sono in mezzo a noi alcuni Scout e Capi di Casaleone. Cinque di loro stanno terminando il cammino educativo nel Gruppo e nell’Associazione e vivranno il momento che si chiama “Partenza”. Anche loro varcheranno una porta della loro vita, una tappa importante del loro essere uomini e donne della partenza, secondo i valori scout.

Credo nella Comunità e sono pronto a mettermi a confronto con altre persone. Sono pronto a meritare fiducia. Credo nella fede perché l’Uomo dell’Amore. Mi pongo attivo nella ricerca di Dio, nella fede e con la preghiera. Credo nell’essere scout e ne vado fiero, senza nascondere il fazzolettone e senza avere vergogna di parlarne con altri. Credo nel servizio e voglio continuare a manifestarlo all’interno di questo Gruppo e nella mia vita.
Simone

La cerimonia della Partenza non è obbligatoria. Nell'ambito scout, essa assume il significato di espressione della consapevolezza di essere in grado di proseguire il proprio cammino nella società da soli, manifestando nella vita di tutti i giorni lo "stile" maturato tramite l'esperienza scout che si è vissuta. Quindi, dopo aver ripassato un po’ i passaggi del mio cammino all’interno di questo mondo sono qui oggi per prendere un impegno. Qualcosa di più di un impero in realtà, è una presa di coscienza, com’è scritto nella nostra nuova Carta di Clan, di quello che voglio portare al di fuori del Clan per trasmettere, come e quando possibile i nostri valori. Mi impegno quindi, ad essere una cittadina attiva soprattutto nel nostro piccolo paese per non far rimanere nessuno chiuso nella sua piccola sfera di cristallo, voglio fare spazio a cambiamenti e a nuove proposte. Decido poi di continuare il mio servizio all’interno della branca L/C, offrendo un po’ mio tempo affinché il nostro gruppo possa crescere sempre più numeroso. E infine scelgo di continuare il mio cammino di fede, sulla base di una Parola che sempre ci ha accompagnato.
Valentina

Non penso di esagerare dicendo che essere diventato uno scout abbia determinato in maniera fondamentale la mia vita. Durante la verifica di fine campo, del mio ultimo campo da esploratore, dissi: “Se non fossi uno scout, sicuramente non sarei la persona che sono oggi”. Ripenso spesso a queste parole, quello che dissi allora lo credo ancora.  Sono convinto che l’essere scout mi abbia aiutato a crescere in maniera sana e responsabile sin da quando ero un lupetto, mi abbia insegnato che è bello spendersi in sacrificio per gli altri, che nella fatica fatta assieme si può trovare la gioia, che lo stare con gli altri in semplicità, crea la felicità. Più di una volta lo scoutismo mi ha dato la possibilità di confrontarmi con i miei difetti, di mostrarmi quali erano i miei punti di forza e di farmi comprendere le mie debolezze. Più di una volta lo scoutismo mi ha portato a conoscere me stesso. Mi ha spinto a mettermi in gioco, a rivalutarmi, a rivalutare gli altri. Mi ha insegnato a collaborare, ad ascoltare, a dare un aiuto a chi ne aveva bisogno. Mi ha dato la possibilità di stringere amicizie sincere e di vivere esperienze “pure”, mi ha insegnato a crescere facendomi vedere il lato bello delle cose.
Giacomo

Ci sono delle cose che sfuggono dal nostro comando, controllate da qualcosa posto molto più in alto della nostra mente. Ho capito che credere è fondamentale, se non te ne rendi conto e non lo accetti non riuscirai mai ad apprezzare con pienezza anche le piccole cose della vita. La fede è un cammino continuo, quando pensi di aver raggiunto la meta scopri che non ci sei nemmeno vicino. Io mi impegno a proseguire il mio, con curiosità e tenacia, senza cadere nella tentazione di sentirmi arrivato.
Enrico

Credo che siamo tutti parte di un disegno, che oltre le nuvole ci sia un Dio che non ha nome, non vuole definizioni e non conosce distinzioni. L’affinità con qualcuno non significa sempre uguaglianza o stretta assomiglianza, alcune volte è il contrario. Per questo sono sempre in discussione e penso sia difficile credere nonostante tutto, mantenere una fede, pregare. Che poi, cos’è pregare se non riconciliarsi con se stessi? Ha a che fare con l’anima, il silenzio, l’esame di coscienza, le parole pensate e non recitate. Probabilmente è uno dei tentativi più sinceri di ricongiungere se stessi con tutto quello che ci sta accanto, è cercare di instaurare un rapporto e provare a sentire le sue parole dentro nella carne, è quasi una forma d’arte, o più propriamente una virtù che aiuta a fidarci del gioco della vita senza capire perché certe cose siano proprio come sembrano e basta. Significa ringraziare per quello che si è, per quello che si ha e per quello che ci è rimasto. Ecco, credo che non sia tutto qua, però, prima di credere in qualcos’altro, bisogna fare i conti con quello che c’è qua. Credo che per credere, in certi momenti, serva molta energia.
Amerigo

«Custodisci, o Padre, l’opera della tua misericordia perché il popolo che Tu ami attinga i doni della salvezza alla fonte viva del Redentore».
Così, con l’impareggiabile forza della liturgia, la Preghiera di Colletta ci ha ricordato poco fa. Urs Von Balthasar, grande teologo del XX secolo, scrive che la croce di Cristo è “il caso serio” del cristianesimo, ossia il momento insuperabile, poiché, dinanzi alla Sua croce e alla sua risurrezione, tutto sta o tutto cade. Ed è proprio la croce e la risurrezione - la Pasqua - che svela la logica di Dio, ovvero il modo in cui Dio agisce nella storia. Questo sia anche il nostro modo di vivere oggi la Festa del Redentore: al termine dell’anno giubilare aver riscoperto la misericordia di Dio a partire dalla vicenda di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. Questo è il solido fondamento di quella «speranza che non delude» Rm 5, 5 di cui ci ha parlato San Paolo. Una speranza che non delude: difficilmente si potrebbe trovare una espressione più bella per descrivere il motivo della Festa di oggi. Una speranza che non delude noi e una speranza che non ha deluso neanche i nostri cari Defunti. La Croce e il Preziosissimo Sangue: ecco le immagini più vere e più forti del SS. Redentore. Ecco perché ho pensato anche oggi di venerare la preziosa Reliquia giunta a noi da Gerusalemme. Questi simboli danno significato a questa Chiesa e a questo Cimitero, luoghi non di morte, ma di vita e di speranza vera… una speranza che non delude!

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Giorni Feriali
Linea 70 (fermata Piazzale del Cimitero)
Linee 11-12-13-51 (fermata Chiesa di San Paolo) - 300m a piedi
Giorni Festivi
Linea 94 (fermata Piazzale del Cimitero)
Linee 90-92-98 (fermata Chiesa di San Paolo) - 300m a piedi