Omelie

Carlo giovane medico: "Amore, generosità, competenza...".

«L’essenziale è invisibile agli occhi».

Davanti a Carlo brucia una piccola fiamma. È la luce del cero pasquale, accesa nella notte della risurrezione, per ricordarci che la morte, qualsiasi morte, non è invincibile. Qualcuno è entrato nei suoi possedimenti e l’ha sconfitta. «Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti, e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo». Chissà quante volte Carlo ha letto queste righe... era innamorato delle Lettere di San Paolo, che lo aiutavano a riflettere sul grande mistero della vita e della fede. Adamo e Cristo, l’uomo fatto di terra e il Figlio di Dio sceso dal cielo. Insieme a Carlo custodiamo questa straordinaria speranza che intravede nella morte non una destinazione ma un varco. A volte ce lo dimentichiamo lasciando spazio alla tristezza e alla rassegnazione. Carlo oggi ci suggerisce di affidarci al mistero. Non tutto è documentabile attraverso le nostre percezioni e Dio ama darci appuntamento proprio dove impariamo a vedere con il cuore. Come ci ricorda il Piccolo Principe: «L’essenziale è invisibile agli occhi». C’è di più di quel che vedi, c’è risurrezione e c’è speranza. In quel momento Gesù governerà il mondo e quando avrà finito con lo sconfiggere la morte, allora consegnerà il Regno al Padre, cosicché Dio sarà «tutto in tutti».

Anche se ora siamo a Verona, proviamo ad immaginare di essere a Betania, un villaggio vicino a Gerusalemme dove c’è la casa di Lazzaro, di Marta e di Maria.
Betania è, anzitutto, il luogo dove si piange, dove si vive un grande dolore. Oggi siamo qui in tanti, ma con un grande peso nel cuore, paragonabile alla grossa pietra che stava davanti al sepolcro di Lazzaro. E chi può muovere quella pietra? Soltanto un Dio! Anch’io soffro con voi sotto questo peso e, quando si è schiacciati da un masso, non si sussurra, si urla. Ma con tutte le mie forze accetto la sfida di Gesù, quando mi dice: «Tuo fratello vive». Mi succede spesso, durante le mie giornate, di dar credito alle sue parole. Credo alle parole di Gesù – ahimè ad intermittenza – ma ogni volta constato che sono vere; vedo che è proprio come dice Lui. Allora perché non dovrei credergli in una cosa di così grande importanza come quella che stiamo vivendo in questo momento? Vedo che Gesù non fugge la sofferenza, non si lascia imprigionare da essa. Altrettanto domanda a noi. 

Betania è anche il luogo dove si consola. A casa di Marta e di Maria ci sono tante persone, come oggi qui. Sebbene sia l’inizio della settimana, un lunedì di lavoro… noi siamo qui semplicemente per essere vicini a Carlo, consapevoli che nessuno potrà mai rimpiazzare quel posto rimasto vuoto. Siamo tutti qui per aiutarci. Vorrei rappresentare, come fanno i registi, in modo plastico, la scena di Gesù in uscita verso Betania. Anche lui va per consolare. Vorrei fare delle zoomate sui gradini che portano Gesù all’incontro. Prima Gesù sembra tergiversare; poi decide di andare quando gli sussurrano che ormai è inutile, perché è già accaduto tutto. Gesù si avvicina a Betania. Non ha paura di andare dove si piange, affronta la disperazione. Si fa condurre al sepolcro. Fa togliere la pietra. Vince anche le riserve della famiglia: «È già lì da quattro giorni». Gesù compie dei passi anche dentro di lui. Lazzaro era suo amico. Il nome «Lazzaro», nella lingua ebraica, significa «Dio soccorre», ma, quando gli mandano a dire che il suo amico è malato lo chiamano «Colui che tu ami» E Gesù piange. Discende gradino dopo gradino, s’avvicina sempre di più. Gesù c’è, si fa trovare al momento buono, arriva sempre in tempo.
Betania è il luogo dove si sperimenta la risurrezione, la vita che non finisce. Lazzaro è morto, il segno di Gesù indica invece un’altra realtà: la risurrezione. Marta incontra Gesù per prima, Maria è in casa, come morta per il dolore e si mette in cammino appena sente che Gesù sta arrivando al villaggio; poi la gente di Betania e gli Apostoli che soffrono con le due sorelle. Dunque, anche nelle persone vicine a Gesù c’è fatica, c’è cammino, c’è desiderio e, nello stesso tempo, l’umanità che frena e fa rallentare. Infine avviene l’incontro tra Gesù, che è disceso dove c’è il pianto, e le persone che salgono con la loro flebile fede. Siamo nel cuore del Vangelo. Gesù dice: «Io sono la risurrezione e la vita». E ripete oggi anche a noi il dolce rimprovero rivolto a Marta: «Non ti ho detto che se credi vedrai la gloria di Dio?».
Ecco la nostra Betania. Anche noi aspettiamo Gesù. Ora è qui; vogliamo incontrarlo: «Signore, fa che ogni giorno impariamo a morire e a risorgere». Quando si ama in qualche modo si muore a se stessi per far spazio all’altro. Come si è preparato Carlo all’incontro con il suo Signore? Quali sono i frammenti di vita che si incolleranno alle pareti del nostro cuore e non ci abbandoneranno più? Per che cosa Carlo ha speso la sua vita? Solo poche parole…perché la vostra presenza qui oggi è una grande testimonianza. Carlo era una persona libera e indipendente e ci lascia in dono il valore della libertà e del rispetto per ogni persona che lui incontrava. Amava la sua professione di medico e la viveva da vero protagonista; era disponibile sia verso i pazienti che verso i suoi colleghi e li aiutava a formarsi. Era un uomo che amava la cultura in vari campi della vita, come ad esempio la tradizione e la cultura tridentina che ha sempre conservato nel suo cuore. Infine Carlo ha saputo vivere anche il rapporto con il suo Dio attraverso una profonda religiosità, la lettura delle Sacre Scritture e delle Lettere di San Paolo in particolare. Questi alcuni valori forti della sua vita, che noi possiamo testimoniare alle persone che Dio metterà sul nostro cammino ogni giorno.

Non so se voi ricordate la fiction, la serie tv che porta il titolo «Braccialetti rossi» e racconta storie di ragazzi, di famiglie, di medici. In quell’ospedale avvengono miracoli di vita e di felicità… ma c’è anche il dolore e la morte. Quando muore Davide, uno del gruppo, i suoi amici non solo partecipano al funerale, contravvenendo al no della dottoressa che dirige l’ospedale, ma quei giovani ragazzi si prendono un impegno: Davide vivrà ancora se ognuno di loro porterà avanti un frammento di vita del loro amico. Come potrà fare ognuno di noi portando sulle strade del mondo quello che Carlo ci lascia in dono come un tesoro prezioso.

LETTURE.
1Cor 15,20-28 «L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte».
Salmo 24 (23) «Ascoltami, Signore, Dio dei viventi».
Gv 11,17-27.32-45 «Io sono la risurrezione e la vita».

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