Omelie

Il mio amico Giorgio: "Gli altri venivano sempre prima di lui".

«Cosa ha veramente vinto in questi sei lunghi anni di sofferenza?».

«Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello: il Signore della vita era morto, ma ora, vivo, trionfa!».
Spesso io inizio così la riflessione in occasione del funerale, perché la grande preghiera del giorno di Pasqua ci apre una via infinita di speranza, di gioia, un sapore e un profumo di eternità, di qualcosa che non finisce mai e rimane per sempre dentro di noi. È proprio vero, Signore: in questi ultimi giorni abbiamo assistito, impotenti, alla vita che combatteva contro la malattia, a questo grande mostro che vorrebbe sempre vincere sulla vita, ma che invece apre le porte alla vera vita, quella del cuore e dell’anima nel Regno dei Cieli. Morte e vita: che grandi realtà, Signore, quale grande mistero hai preparato da sempre per i tuoi figli, che grande progetto per me, per Giorgio e per tutti noi… troppo alto, Signore e forse noi non lo comprendiamo.

È proprio vero, Signore: c’è un tempo per nascere e un tempo per morire, c’è un tempo per piangere e un tempo per ridere, c’è un tempo per serbare le cose e un tempo per buttarle via, c’è un tempo per tacere e un tempo per parlare, c’è un tempo per la vita e un tempo per la morte. Quanto lo stiamo sperimentando in questi giorni, quanto lo stanno sperimentando la mamma Anna, Elena e Sandro con Cristina e Paolo la piccola Linda… e tutti i parenti ed amici di Giorgio, che sentono ora il vuoto di una presenza grande, una presenza che infondeva fiducia e sicurezza nella vita. Eppure nel suo Libro, il saggio Quelet ci ha detto così: «Dio ha fatto bella ogni cosa, ha messo la nozione di eternità nel nostro cuore, senza però che noi possiamo capire l’opera compiuta da Lui dal principio alla fine. Riconosco che qualunque cosa Dio fa dura per sempre; non c’è nulla da aggiungere, nulla da togliere».

Ecco allora il brano del Vangelo che ci ha fatto toccare quasi con le nostre mani le acque del Lago di Galilea: una piccola distesa di acqua quasi sempre molto tranquilla ed azzurra. Da una riva del Lago si intravede l’altra riva…se c’è aria limpida e tersa si riescono anche ad intravedere le persone che camminano sull’altra riva. Io credo che Giorgio ora è là, sull’altra riva con il suo papà Luigi… e da là ci guarda, ci sorride e ci saluta. Stamattina, appena sveglio, mentre facevo la mia preghiera, mi chiedevo: «Cosa ha veramente vinto in questi sei lunghi anni di sofferenza? Cosa ha vinto sabato sera quando il buio avvolgeva la nostra città e Giorgio ha aperto il suo cuore al Dio della Vita? E cosa sta vincendo in noi oggi, adesso, in questo momento forte di preghiera e di saluto?». Io credo e sto sperimentando che non sta vincendo la morte, ma sta veramente vincendo la vita! E vorrei, che anche per ognuno di voi oggi sia veramente così.

Quali sono stati i valori nella vita quotidiana di Giorgio?
Quali sono i frammenti di vita che si incolleranno per sempre alle pareti del cuore e non ci abbandoneranno più? il frammento di vita della sua persona: Giorgio era una persona aperta agli altri, anche ironico a volte…ma sempre molto schietto, vero ed autentico.
La sua vita è stata caratterizzata dalla bontà e dalla generosità: gli altri venivano sempre prima di lui. Un altro frammento di vita: la sua famiglia. Era spesso fuori per il suo lavoro, soprattutto per il suo servizio di volontariato… ma Giorgio ha amato con tutto se stesso la sua famiglia: il papà, suo fratello e la sua sorella con le loro famiglie e l’adorata Linda. Ma la sua vita, in questi ultimi anni, è stata caratterizzata dal rapporto profondo con la sua carissima mamma Anna. Un segno di vita su tutti: di sera riuscivano a mangiare insieme, la mamma lo aspettava fino a tardi quando tornava da pallavolo… e Giorgio voleva dividere tutto con lei: «Un po’ a me un po’ a te!» le diceva sempre. Un frammento fondamentale di vita: il suo servizio agli altri, donato con umiltà, con gratuità e anche con competenza. L’amore della sua vita erano le ragazze della pallavolo, alle quali ha donato tutto se stesso per lunghi anni. Quanto tempo, quanti allenamenti, quanti schemi, quante vittorie e anche quante sconfitte. E in questo la malattia lo ha fermato solo negli ultimissimi tempi. Giorgio ha vissuto anche il grande valore dell’amicizia, una amicizia donata e ricevuta. Quanti amici aveva… fra i quali sono onorato di esserci anch’io! La nostra amicizia è sbocciata all’ombra di questo campanile e sotto i portici di questa chiesa. Quanto tempo trascorso insieme, quante lunghe chiacchierate, quante volte, di sera, con la sua 500 mi ha accompagnato in Seminario perché era veramente tardi. E ogni domenica mattina ci alzavamo presto per accompagnare la mia squadra di calcio nei campi sportivi della provincia. E passando il tempo, anche se ognuno di noi aveva la sua strada da percorrere, l’abbiamo sempre percorsa insieme. Non era importante per noi il vedersi poco o tanto. Lui mi diceva e mi scriveva spesso: «Io so che tu ci sei e tu sai che io per te ci sono sempre!». L’ultimo frammento di vita: la fede semplice e genuina nel Dio della Vita. La Messa qui a Madonna, perché lui diceva sempre che questa era la sua chiesa. E poi la sua gioia nel ricevere una frase della Parola di Dio che io invio ogni mattina a tante persone. E tutto questo è straordinariamente vita, è speranza, è forza! 

Allora vedete: credo che, piano piano, stia prendendo forma in noi la Parola del Signore che abbiamo ascoltato poco fa. Anche se la morte è un momento importante e che ci fa sperimentare l’assenza dei nostri cari, ma è una assenza che diventerà più acuta e viva presenza. È un momento di festa perché ci uniamo alla festa nella quale Giorgio sta entrando. La fede ci aiuta a credere che morire non è la fine di tutto, ma è un nuovo inizio. La vita allora e l’affetto di noi tutti non termina qui, su questa bara. Questa allora non è la bara di un defunto, ma la culla di una nuova nascita. Dopo la vittoria di Cristo sulla morte, ogni tomba è nuova vita, dove si ricomincia sempre. Un ultimo pensiero allora. Il nostro tesoro è in vasi fragili di creta, perchè noi siamo uomini e soffriamo davanti alla morte… il nostro vaso si spezza, ma resta l’inestimabile tesoro che i nostri cari ci lasciano come eredità preziosa e che Dio ci dona con la sua grande potenza ogni giorno. Quindi dovremmo uscire da questa celebrazione diversi da come siamo entrati. Siamo entrati forse con pensieri di tristezza di morte… Dobbiamo uscire con altri pensieri, con un’altra visione, soprattutto con un altro cuore, perché chi crede, deve credere nella vita, essere contento e sperare sempre. E questo diventa per noi grande spinta per andare avanti, per credere e vivere questi valori e ideali. È questa la certezza che ci aiuta ad andare avanti in questi giorni, lui vive ora vicino a Te, Signore e vive nei nostri cuori. E tu, Giorgio, sussurra al nostro cuore che sei ancora vivo, grida con forza che la morte è stata vinta e fa’ che risplenda luminosa la speranza. Grida che la fede ti ha salvato, che la sua speranza non t’ha deluso, e di’ che il dolore è solo via per giungere al Signore, gioia pura. No, non sei morto fratello, vivi nel Signore che è la vita, vivi nei nostri cuori per sempre. Dall’altra riva del lago sorridi, canta, ma sopratutto vivi e cammina insieme con noi. Vivi con la tua mamma Anna, con Elena, Sandro e con le loro famiglie, vivi con i tuoi amici e con tutti i tuoi cari, non lasciarli mai soli, posa sul loro volto la tua dolce carezza, sii figlio, fratello, zio ed amico dal cielo… come lo sei stato qui sulla terra.

LETTURE.
Qe 3,1-8.15 «C’è un tempo per nascere e un tempo per morire».
Salmo 23 (22) «Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla».
Mc 4,35-41 «Passiamo all’altra riva».

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