Canti

Laude ai Morti

… Dei nostri fratelli afflitti e piangenti.

thumb Laude ai morti Dei nostri fratelli

 

Dei nostri fratelli,
afflitti e piangenti,
Signor delle genti:
perdono, pietà.

Sommersi nel fuoco
di un carcere orrendo

ti gridan piangendo:
perdono, pietà.

Se all'opere nostre
riguardi severo,
allor più non spero:
perdono, pietà.

 

 

Ma il guardo benigno
se volgi alla croce,
ripete ogni voce:
perdono, pietà.

Ai nostri fratelli
dai dunque riposo,
o Padre amoroso:
perdono, pietà.

Finché dal quel fuoco
saranno risorti,
Signor dei tuoi morti:
perdono, pietà.

Canto Liturgico popolare.

Questo canto molto antico è un bellissimo inno, che, a detta di alcuni studiosi, è forse il più bel canto di speranza mai salito dal cuore dell’uomo. Durante tutta la giornata del 2 novembre, il giorno dei morti, le campane con il loro mesto «don don», suonato a rintocco, sottolineavano quella ricorrenza fatta di tristi e «care memorie» e invitavano alla meditazione e alla preghiera. Le veglie cominciavano la sera dei Santi e la gente si radunava intorno al fuoco per recitare il Rosario «ad memoriam» dei defunti. Il giorno dopo, il 2 novembre, era giorno festivo, per dare a tutte le famiglie la possibilità di visitare i cimiteri, dove il sacerdote, si recava processionalmente con i «fratelli della Compagnia», preceduto dal dal nero «vessil della morte», cantando questa laude che ricordava il Giudizio, le pene del Purgatorio e il Paradiso.

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